TERAMO – Per i dipendenti della società in house della Teramo Lavoro si apre la strada della disoccupazione. Da qui la decisione dei lavoratori di iniziare lo sciopero della fame e occupare l’aula consiliare. La riunione svolta in Prefettura e proseguita ieri in Provincia non sono state sufficienti a sciogliere nodi giuridici e amministrativi che si frappongono alla prosecuzione del rapporto di lavoro. Alle trattative erano presenti, il prefetto Valter Crudo, la Regione con l’assessore regionale Paolo Gatti e il direttore regionale del settore nonché responsabile dell’Autorità di gestione del Fondo sociale europeo, Germano De Sanctis, e l’amministratore delegato della Teramo Lavoro Venanzio Cretarola. “Ad oggi non ci sono le condizioni, finanziarie e giuridiche, che consentano ai dirigenti di firmare nuovi disciplinari con la Teramo Lavoro e, quindi, non ci sono le condizioni per proseguire con i contratti di lavoro. Al momento la Provincia non ha ancora ricevuto dalla Regione i circa 750 mila euro che ci erano stato sospesi e non possiamo anticipare con fondi di bilancio perché avendolo già fatto siamo rimasti senza cassa – ha spiegato il presidente Catarra ai sindacati i quali hanno chiesto la prosecuzione del rapporto di lavoro anche solo per consentire l’accesso alla cassa integrazione e, insieme ai lavoratori, hanno deciso di occupare la sala e iniziare lo sciopero della fame. L’annuncio dell’assessore Paolo Gatti, formalizzato con una nota arrivata ieri, di avere autorizzato uno stanziamento di circa 800 mila euro alla Provincia di Teramo (3 milioni e 200 mila per tutte e quattro le Province) per le attività del POR 2007/2013 non viene considerato presupposto giuridico sufficiente per la stipula di una nuova convenzione con la Teramo Lavoro. “Perché ci possa essere la copertura di spesa e quindi l’impegno occorre sottoscrivere una specifica Intesa interistituzionale e un conseguente accordo bilateterale e per completare questo iter ci vorranno alcune settimane. Prima di allora – ha chiarito il presidente Catarra- stando a tutti gli autorevoli pareri tecnici ascoltati, non è possibile firmare una nuova convenzione con Teramo Lavoro”. Ma non è la sola questione sul tappeto. Gli 800 mila euro non coprono comunque le spese per tutti i 66 dipendenti della Teramo lavoro pagati con il Fondo sociale europeo e non ci sono i fondi di bilancio per pagare gli altri 44 dipendenti impegnati in settori diversi da quello del Lavoro. Inoltre, per quanto riguarda la nuova programmazione dei Por, in qualità di “organismo intermedio” la Provincia, per avere i fondi della Regione, deve obbligatoriamente garantire i servizi essenziali con personale dipendente e può rivolgersi all’esterno solo per figure professionali specifiche e specialistiche. Tutte condizioni che riducono la possibilità di un eventuale reimpiego a tutti e 110 i dipendenti della Teramo Lavoro. “Noi abbiamo un impegno con i sindacati e con la Teramo Lavoro – ha aggiunto il Presidente – il 17 gennaio il Tar dovrà pronunciarsi sui ricorsi presentati dalle Province contro i tagli del Governo, ci manteniamo in contatto con la Regione per verificare se possiamo accelerare la stipula del nuovo Por. Considerata la volontà di fare ogni tentativo utile, ci rivediamo a metà gennaio, quando saranno presenti tutti i dirigenti interessati, augurandoci che per allora siano maturate situazioni che ci consentano di rivedere le nostre decisioni”.
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